La sindrome dell’ovaio policistico è un disordine eterogeneo caratterizzato da un insieme di segni e sintomi come l’ingrossamento delle ovaie, la presenza di cisti ovariche multiple e da alterazioni endocrinologiche e metaboliche che vanno dall’eccesso di androgeni (cioè degli ormoni maschili) alla disfunzione ovulatoria al sovrappeso/obesità associato ad insulinoresistenza.
L’aspetto morfologico tipicamente policistico delle ovaie è presente solo nelle forme più severe e denota uno stato di non ovulazione cronica che può portare anche a lunghi periodi di amenorrea (cioè di assenza di flusso mestruale).
Ne parliamo assieme al nostro esperto Dott. Marco Ghezzi Medico Chirurgo Specialista in Endocrinologia e Malattie di Ricambio
Perchè l’Endocrinologo?
L’Endocrinologo è il Medico Specialista che si occupa delle patologie delle ghiandole endocrine, cioè di quelle ghiandole (tra cui rientrano anche le ovaie) che secernono i loro prodotti (ormoni) nel circolo sanguigno i quali sono in grado di controllare importantissime funzioni del nostro organismo. La sindrome dell’ovaio policistico è spesso caratterizzata da uno squilibrio ormonale rendendola, pertanto, una condizione patologica di competenza endocrinologica.
Dott. Ghezzi , la sindrome da ovaio policistico è’ un’alterazione frequente? E quali possono essere le cause?
Assolutamente sì, la sindrome da ovaio policistico è la più comune alterazione endocrina e metabolica in età riproduttiva che arriva ad interessare circa il 20% delle donne. Le cause rimangono ancora largamente sconosciute anche se evidenze sempre maggiori suggeriscono che la sindrome dell’ovaio policistico possa essere un complesso disordine multigenico con forti influenze ambientali.
Dott. Ghezzi, ci si accorge solo attraverso esami specifici o ci possono essere campanelli d’allarme?
Le alterazioni del ciclo mestruale (che in genere tendono ad allungarsi fino talvolta a scomparire del tutto), talora la comparsa di peluria eccessiva o in sedi non fisiologiche (volto, linea alba e dorso), l’aumento anche significativo del peso nonostante un corretto stile di vita possono essere campanelli d’allarme. Naturalmente è importante eseguire esami diagnostici atti a valutare la presenza o meno di ovulazione, lo stato ormonale e la concomitanza di alterazioni del metabolismo glucidico, in particolare insulinoresistenza.
Dott.Ghezzi , generalmente, quali sono le terapie possibili per l’ovaio policistico?
Laddove vi siano severe alterazioni del ciclo mestruale, iperandrogenismo e/o ovaie policistiche all’ecografia può essere preferibile la pillola estro-progestinica mentre in caso di ricerca della gravidanza è indicata l’induzione farmacologica dell’ovulazione. Esistono infine farmaci che possono migliorare/risolvere la resistenza insulinica e con essa il metabolismo.
Dott. Ghezzi lo stile di vita può aiutare?
Certamente. Alcuni accorgimenti alimentari (soprattutto incrementare l’uso di frutta e verdura e ridurre i carboidrati) e stili di vita (prevedere un’attività fisica aerobica moderata ma costante) possono contribuire a migliorare le manifestazioni di questa complessa sindrome.
Ci sono altri esami diagnostici consigliati?
Sicuramente l’ecografia pelvica, eseguita preferibilmente da un Ginecologo , è importante nell’identificare la presenza di follicoli multipli o di vere e proprie cisti e consente di misurare le dimensioni e quindi il volume delle ovaie. L’ecografia riveste un ruolo importante anche nel monitorare l’ovulazione nel caso la donna ricerchi la gravidanza e/o sia sottoposta a cicli di stimolazione ovarica controllata.
Prima di decidere la terapia più opportuna, è bene che, nella donna in cui si sospetti una sindrome da ovaio policistico, venga eseguito un prelievo venoso per valutare l’assetto androgenico ed estrogenico e degli ormoni ipofisari che controllano direttamente la funzione ovarica. E’ bene effettuare questi esami fra il 2° ed il 4° giorno del ciclo mestruale, periodo in cui i valori non subiscono potenziali alterazioni legate alla normale fisiologia ormonale della donna. Infine nel caso si sospetti un’alterazione del metabolismo glicemico occorre indagare se vi è iperinsulinismo o insulino-resistenza. L’esame del sangue che più precisamente è in grado di caratterizzare questo aspetto è la curva glicemica ed insulinemica dopo carico orale di glucosio.