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Le ultime novità sul nostro ambulatorio e più in generale in ambito medico-scientifico.

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14/03/2020 COVID-19news

Il Decreto dell’11 marzo 2020, in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ha imposto a tutta l’Italia nuove restrizioni con le quali si è stabilita la limitazione lavorativa di molte attività.

Nonostante la chiusura di alcune imprese commerciali e la limitazione di alcuni servizi, restano comunque attivi i servizi pubblici di trasporto, aperte le farmacie, parafarmacie, poste, servizi bancari e i negozi di generi alimentari e di prima necessità come supermercati, ipermercati e discount.

In questi luoghi e ovunque l’attività lavorativa continui, il datore di lavoro dovrebbe impartire ai dipendenti indicazioni di comportamento generali, utili a minimizzare la possibilità di contagio. Stiamo parlando delle norme igieniche che in questi giorni vengono continuamente ripetute dai media, ma che in ogni caso il datore di lavoro dovrebbe puntualizzare a beneficio dei lavoratori e in funzione della realtà aziendale.

Come sospettare se i sintomi, anche lievi, come febbre, tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie possano essere la manifestazione di Covid-19, piuttosto che di una patologia diversa?

Innanzitutto si devono analizzare alcuni indizi fondamentali: nei 14 giorni precedenti ai sintomi hai avuto un contatto con un caso probabile o confermato di Covid-19, o sei stato in zone a rischio (Italia o Estero) individuate dalle Autorità Sanitarie, oppure hai avuto contatti con persone rientrate da luoghi situati in aree a rischio?

Verificata una di queste condizioni, in linea generale, per non mettere ulteriormente a rischio i propri colleghi e diffondere una potenziale infezione da Nuovo Coronavirus, anche se non è così scontato ed immediato sapersi comportare nelle fasi che precedono l’intervento dei sevizi sanitari, occorre adottare semplici norme igieniche e comportamentali .

Cosa fare sul posto di lavoro?

  • Avvisa il Datore di Lavoro che a sua volta provvederà ad allertare i Servizi di emergenza sanitaria e il Medico Competenti
  • Non vagare per la sede di lavoro
  • Indossa immediatamente guanti e mascherina
  • Non devi avere contatti diretti con nessuno, mantieni una distanza di almeno 2 metri dai tuoi colleghi
  • Non toccare direttamente superfici, maniglie, rubinetti, non usare i servizi igienici frequentati dagli altri
  • Raccogli i tuoi oggetti, indumenti ed eventuale materiale contaminato (fazzoletti, salviette, bicchieri ecc.). Devi gettare il materiale contaminato in un sacchetto impermeabile che terrai con te e che possibilmente verrà smaltito dai sanitari che interverranno.
  • Non preoccuparti di provvedere alla disinfezione della postazione prima di lasciarla, provvederà qualcun altro in un momento successivo
  • Recati quanto prima in un luogo isolato (se possibile, in infermeria o nel locale eventualmente predisposto dall’Azienda) e rimani da solo in attesa dell’intervento dei sanitari nel frattempo allertati dal Datore di lavoro.

Queste sono indicazioni generali che potrebbero essere valide per tutti, ma suggerisco sempre al Datore di lavoro di approntare una procedura concepita sulla base delle caratteristiche  della propria Azienda, magari, adattando o prendendo spunto da quanto detto sopra.

A cura della dott.ssa Dott.ssa Isabella Murgolo Flora Medico Chirurgo Specialista in Medicina del Lavoro 

 


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Tutelare la salute di ogni donna significa innanzitutto educare fin dalla giovane età ad adottare abitudini di prevenzione e stili di vita salutari, utili ad evitare infezioni e patologie che potrebbero portare all’insorgenza di malattie più gravi.
Le infezioni sessualmente trasmissibili rappresentano la seconda causa di morte nelle donne in età fertile e il tumore al collo dell’utero è una patologia che, ogni anno, colpisce circa 2300 donne. È però importante sapere che se diagnosticato in fase iniziale, può essere curato e guarito con successo.

Vediamo quindi in che modo attuare una corretta prevenzione del tumore al collo dell’utero.

Tumore al collo dell’utero e Papilloma Virus Umano (HPV)

Il tumore al collo dell’utero è, ad oggi, l’unica forma tumorale riconosciuta come riconducibile ad un’infezione. Il microrganismo colpevole di tale infezione è il Papilloma Virus Umano (HPV), agente virale che si trasmette soprattutto per via sessuale. È comunque bene ricordare che non tutte le infezioni da HPV provocano il cancro alla cervice: esistono circa 120 tipi riconosciuti di questo virus e la maggior parte dei ceppi resta silente o causa lesioni benigne alle mucose cervicali od orali. Inoltre, dei dodici considerati ad alto rischio, due ceppi, l’HPV16 e 18, sono i responsabili principali dell’evoluzione tumorale dell’infezione.

Esistono altri fattori di rischio?

Oltre all’infezione da Papilloma Virus Umano, esistono altri fattori che possono aumentare il rischio della malattia. Tra questi:

  • Il fumo di tabacco;
  • L’uso prolungato di contraccettivi orali senza interruzioni per oltre 10 anni;
  • Le infezioni sessualmente trasmissibili, in particolare da Chlamydia o herpes genitale: queste sono molto comuni e provocano infezioni all’apparato genitale femminile;
  • Predisposizione familiare.

Come attuare una prevenzione del tumore al collo dell’utero

Pochi tumori hanno la possibilità di essere prevenuti come quello al collo dell’utero.
Da qualche anno è possibile eseguire in giovane età (tra gli undici e i dodici anni) un vaccino che protegge da alcune forme di Papilloma Virus. Dopo i 25 anni o comunque dopo l’inizio dell’attività sessuale, invece, eseguendo uno screening ginecologico con costanza e tramite un semplice esame, il Pap Test con ricerca dell’HPV, è possibile identificare la presenza del virus.
Polimedica a marzo pensa a tutte le donne e in occasione delle Giornate in Rosa è possibile prenotare una Visita Ginecologica al prezzo scontato di 60 euro con in omaggio il Pap Test con ricerca del Papilloma Virus.

Per maggiori informazioni o prenotazioni: telefonando al 0499387040 o via messaggio Whatsapp 3913835907o tramite mail all’indirizzo info@polimedicaonline.it

 


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Stiamo vivendo una settimana difficile, in Lombardia e nel Veneto sono stati individuati casi di contagio da Coronavirus e di conseguenza sono state adottate misure di sicurezza e di prevenzione.
In queste situazioni, le persone reagiscono in modi diversi: incredulità, panico, indifferenza, paura, esagerazione….
Siamo spaventati e quindi è molto importante affrontare con molta attenzione e prudenza la situazione, senza sottovalutare ma nemmeno catastrofizzare e cedere al panico.

L’ansia in queste situazioni dilaga e prende in sopravvento; per tale motivo è importante appoggiarci e informarci delle fonti ufficiali e dagli enti predisposti.

Coronavirus in Veneto: ecco cosa fare

Ecco alcune informazioni utili che l’Ordine Psicologhe e Psicologi del Veneto vuole condividere.

  • Prima regola: “il panico aumenta il pericolo, non lo diminuisce”
    Farsi prendere dal panico ci porta a prendere delle scelte frettolose, irrazionali e “di pancia”.
    Ci conduce a preoccuparci delle cose sbagliate e ignorare azioni protettive semplici.
    Scegliamo bene come affrontare questo momento
  • Seconda regola: è normale avere paura , ma adesso è più utile essere informati e prepararti. La paura riduce se ci informiamo e conosciamo cosa succede e cosa fare. Quindi basarsi solo su fonti informative ufficiali , aggiornate e accreditate: Ministero della Salute, Istituto Superiore della Sanità, Regione Veneto.
  • Terza regola: Una volta acquisite le informazioni necessarie per proteggersi, è sufficiente verificare gli aggiornamenti un paio di volte al giorno su fonti affidabili. Evita ricerche spasmodiche nel tentativo di cercare rassicurazioni, produce l’effetto contrario e alimenta l’ansia.
    Persino studi scientifici dimostrano che uno stato di stress prolungato abbassa le difese immunitarie!
    Quindi riduci la ricerca ossessiva di notizie
  • Quarta regola: se ti senti in ansia, ricorda che non sei inerte davanti al rischio: conoscere le semplici azioni da intraprendere e collaborare ci aiuta a sviluppare un senso di sicurezza e a sconfiggere la paura.

A cura della dott.ssa Sofia Calvo
Psicologa e Psicoterapeuta


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Le malattie cardiovascolari sono delle patologie che interessano il cuore e il sistema circolatorio. Con una stima del 48% di decessi causato da problemi di cuore, sono la principale causa di rischio per la salute. L’incidenza maggiore nell’uomo avviene con l’aumentare dell’età e nella donna nel periodo dopo la menopausa. Anche se in misura molto minore, è aumentato il rischio di infarto anche tra i 20 e i 40 anni, soprattutto a causa di stili di vita sbagliati o per ereditarietà.

Come prevenire questi problemi?

Problemi di cuore

Problemi di cuore: sono molteplici i fattori di rischio

Per fattori di rischio si intendono tutte quelle condizioni che se eliminate o ridotte, possono ridurre notevolmente la probabilità di ammalarsi e, grazie alla loro individuazione, è oggi possibile prevenire e recuperare uno stile di vita sano. Tra questi:

  • Avere la pressione arteriosa del sangue elevata danneggia le arterie, costringendo il cuore ad un superlavoro e quindi ad un affaticamento e uno scompenso eccessivo.
  • Il colesterolo è una sostanza normalmente presente nel corpo, ma in quantità eccessive può depositarsi nelle pareti arteriose, ostruendole.
  • Il diabete, ovvero la glicemia nel sangue, se elevata, riduce l’elasticità dei vasi sanguigni e quindi un indurimento degli stessi, compromettendo il flusso sanguigno e l’irrorazione degli organi interni, danneggiandoli.

Prevenire le malattie cardiovascolari si può

Uno stile di vita sano ed equilibrato aiuta a migliorare lo stato di salute e a proteggere dal rischio di insorgenza di patologie cardiache. Ricordiamo l’importanza si una buona alimentazione ricca di fibre, povera di sodio e di grassi saturi, soprattutto nei soggetti in sovrappeso. Limitare l’uso di alcolici e l’abitudine al fumo, sia attivo che passivo, influisce sul nostro cuore: ne evita l’assottigliamento e l’indebolimento dei tessuti che, una volta danneggiati, non riescono più a pompare sangue privando così di ossigeno gli organi del nostro corpo. Anche svolgere una regolare attività fisica rafforza il cuore, migliorandone la resistenza e riducendone la pressione.

Inoltre, è bene non dimenticare che un regolare controllo cardiologico e un check-up periodico è la combinazione ideale per ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari.

Prenota la tua VISITA CARDIOLOGICA + ELETTROCARDIOGRAMMA (ECG) + ECOGRAFIA CARDIACA per tutto febbraio 2020 con lo sconto: chiama il numero 049 9384070 o invia una mail a info@polimedicaonline.it

Problemi di cuore


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05/02/2020 news

Dopo l’apertura del Centro Prelievi, un’altra novità in Polimedica: il nuovo servizio infermieristico, anche domiciliare. Un’assistenza completa al paziente che ha bisogno di somministrazioni in muscolo o endovena o per chi dovrà medicare con regolarità lesioni e ferite post-operatorie.

Un servizio che può essere richiesto con tariffa oraria o a prestazione e che consente al paziente di non doversi recare in loco per iniezioni e medicazioni ma di ricevere l’infermiere comodamente a casa sua.

L’infermiere, infatti, è il professionista sanitario addetto alla pianificazione dell’assistenza terapeutica, riabilitativa e preventiva dell’individuo – sia in stato di salute che durante la malattia/convalescenza – fino al recupero completo.

Servizio infermieristico domiciliare

Grazie al servizio infermieristico domiciliare si può richiedere:

  • Somministrazione sottocutanea ed intramuscolare
  • Infusione endovenosa
  • Medicazioni
  • Rimozione punti di sutura, medicazione e graffe chirurgiche
  • Prelievo del sangue
  • Raccolta urine o feci
  • Gestione catetere vescicale
  • Clisma evacuativo
  • ECG a riposo
  • Rilevazione della pressione arteriosa
  • Gestione stomia
  • Lavaggio port (sottocutaneo) in paziente chemio

Tutte le prestazioni possono essere erogate sia in ambulatorio che a domicilio, eccetto l’ECG, per il quale è necessaria una prenotazione in ambulatorio.

Il Servizio infermieristico si effettua su appuntamento e può essere svolto sia in Polimedica che domiciliare .

Per maggiori informazioni scrivere a info@polimedicaonline.it


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22/01/2020 newspsicologia

Lo stato d’ansia è una condizione emotiva normale ma, quando diventa un’eccessiva reazione apprensiva ad un evento, può diventare un disagio emotivo talvolta difficile da gestire in cui spesso le persone tendono ad aver timore di cose o situazioni delle quali di solito non hanno paura, fino ad avere dei veri e propri attacchi di panico.

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I sintomi più comuni degli attacchi di panico

Chi ha avuto almeno una volta nella vita un attacco di panico o ne soffre periodicamente sa che si tratta di un’esperienza terribile, spesso inaspettata. La sensazione principale è la comparsa improvvisa di intensa paura in assenza, però, di reale pericolo. La maggior parte delle pesone che ha sperimentato quessta sensazione riconosce alcuni sintomi comuni, ta i quali:

  • irrequietezza ed irritablità
  • sudorazione e vampate di rossore
  • sensazione di torpore
  • batticuore
  • nausea e disturbi intestinali
  • sensazione di svenimento

Le cause dello stato d’ansia e degli attacchi di panico

Ma se gli attacchi di panico possono insorgere in un qualsiasi momento della nostra vita, in assenza di pericolo evidente, quali possono essere le cause principali della loro manifestazione? Spesso può succedere che la loro origine corrisponda con periodi di forte stress che aumentano il normale livello d’ansia.

Gli stati d’ansia possono quindi dipendere da fattori stressanti psicologici, fisici o ambientali, come per esempio difficili esperienze familiari, lutti e perdite importanti, problemi economici e legati alla vita professionale. La matrice che accomuna questi fattori, secondo recenti studi psicologici, è il senso di resposabilità.

Attenzione: il primo passo è il riconoscimento!

Stati d’ansia e attacchi di panico sono molto diffusi, soprattutto in soggetti più giovani. Si stima, infatti, che circa 10 milioni di italiani hanno sofferto di attacchi di panico almeno una volta nella vita, degenerati in malattia ad almeno uno su due.
Indipendentemente dalla gravità del fenomeno, il primo passo fondamentale per affrontarlo e risolverlo è imparare a riconoscere lo stato d’ansia, perché se non trattato può influenzare negativamente sulla qualità della vita.

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Il passo verso la risoluzione: il metodo cognitivo-comportamentale

La Terapia Cognitivo Comportamentale, seguita da uno Psicoterapeuta professionista, si è dimostrata la più efficace per la cura degli attacchi di panico e i disturbi d’ansia. Il terapeuta aiuta il paziente a riacquisire un maggior controllo e sicurezza in se stesso facendolo agire in prima persona nella gestione dei sintomi dell’ansia. L’obiettivo è la comprensione del problema scatenante per individuare un percorso che aiuti a liberarsene attraverso l’eliminazione di pensieri disfunzionali a favore di comportamenti più razionali.

La Terapia Cognitivo Compormanetale permette perciò, grazie ad una collaborazione attiva tra paziente e terapeuta, di mettersi in discussione e di portare ad una serena risoluzione del problema talvolta in tempi anche piuttosto brevi.

Per maggiori informazioni telefonare al numero 049 9387040 o inviare una mail a info@polimedicaonline.it.


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Studiare combinazioni di alimenti che ci rendano la vita migliore, che possano essere consumati anche se si pranza velocemente sul luogo di lavoro e che riescano a trasformare la pausa pranzo in un momento di benessere per il nostro organismo è il cammino che ci siamo prefissi di portare avanti insieme, con gli utilissimi consigli dell’esperto nutrizionista biologo Dott. Alessandro Bertoldo. In questa occasione vedremo i numerosi benefici della dieta mediterranea.

Dieta mediterranea: di cosa si tratta?

La dieta mediterranea è un regime alimentare e, più ampiamente, uno stile di vita, ispirato alla cultura dei paesi europei affacciati sul Mar Mediterraneo, di cui fa parte anche l’Italia, che prevede un’alimentazione sana, varia ed equilibrata. Gli ingredienti principali di questo regime alimentare sono: frutta e verdura, cereali integrali, olio di oliva, vino; e non mancano anche pesce, carni bianche, latticini e uova. Una delle principali caratteristiche di questo modello alimentare è che può essere seguito da tutti, traendone enormi benefici.

Non è una ovvietà, ma un dato di fatto: la dieta mediterranea ha una marcia in più rispetto a molti altri regimi alimentari che si seguono in Paesi evoluti.

Dieta mediterranea

La dieta mediterranea: il miglior regime alimentare

Non è un caso che la dieta mediterranea venga considerata il regime alimentare corretto per eccellenza. E i motivi, tra l’altro, sono semplici: gli alimenti preferiti, infatti, provengono prevalentemente dal regno vegetale e garantiscono un apporto di:

  • vitamine
  • acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi
  • minerali
  • antiossidanti
  • fibre

Per questo la dieta mediterranea è ideale per prevenire e combattere: arteriosclerosi, cardiopatie, ipertensione, diabete, tumori (soprattutto dell’apparato intestinale) e disturbi della motilità intestinale. Tutto ciò rende questo modello alimentare unico nel suo genere e aderente alle prescrizioni per un’efficace prevenzione primaria e secondaria delle patologie metaboliche.

In sintesi: la dieta mediterranea ci aiuta a stare meglio!

La piramide alimentare moderna

Il modello alimentare mediterraneo non si caratterizza solo per la qualità nutrizionale degli alimenti ma anche per la loro giusta proporzione e per la corretta frequenza di assunzione settimanale.

Questi concetti sono stati riassunti graficamente nella Piramide Alimentare rivisitata in chiave moderna basata sulle ultime evidenze scientifiche che correlano la dieta mediterranea a benefici per la salute. Questa piramide alimentare è rivolta alle persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni ed illustra per la prima volta il concetto di strutturazione dei pasti principali insieme alla frequenza di consumo delle diverse categorie di alimenti.

Dieta meditteranea piramide alimentare

La dieta mediterranea è uno stile di vita

Il modello alimentare sopra descritto non è un semplice elenco di alimenti dotati di proprietà utili alla salute, ma suggerisce anche l’assunzione di prodotti freschi, stagionali e di produzione locale, della loro preparazione secondo le tradizionali ricette e della consumazione in un clima di convivialità: tutte componenti chiave dell’identità culturale dei popoli.

Quindi muniamoci di colori, frutta e verdura e largo alla fantasia a tavola!

 

Per informazioni più dettagliate sul regime alimentare più adatto alle vostre esigenze, consigliamo di prenotare un appuntamento con il nostro nutrizionista.

PRENOTA ORA: tel 049 9387040 email info@polimedicaonline.it 

Per chi si fosse perso gli ultimi consigli del dott. Bertoldo per un’alimentazione più sana e corretta, vi rimandiamo agli articoli:

Sale nell’alimentazione: ridurne la quantità per sentirsi meglio

Alimentazione e fertilità: futuri mamme e papà mangiate bene!


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Quali sono i rischi di un uso eccessivo di sale nell’alimentazione quotidiana? Quali differenze ci sono tra i diversi tipi di sale? Perché ridurne la quantità ci fa sentire meglio?

Ce ne parla il Nutrizionista Biologo dott. Alessandro Bertoldo.

Troppo sale nell’alimentazione: quali i rischi?

Come abbiamo visto in occasione dell’Open Day del 23 novembre, un consumo eccessivo di sale può favorire, nelle persone predisposte, l’instaurarsi dell’ipertensione arteriosa; l’insorgenza di malattie del cuore, dei vasi sanguigni o dei reni.

Questi problemi possono essere causati sia dall’aumento della pressione arteriosa che indipendentemente da questo fenomeno. Un elevato consumo di sodio, inoltre, è stato associato a una maggiore incidenza di tumori dello stomaco e a maggiori perdite urinarie di calcio e quindi a un maggiore rischio di osteoporosi.

Sale nell'alimentazione-ridurlo per sentirsi bene

Il sale da cucina e il sodio

Il sale da cucina è costituito per circa il 40% del suo peso da sodio, principale responsabile del caratteristico sapore salato. In condizioni normali il nostro organismo elimina giornalmente una quantità di sodio compresa tra 0,1 e 0,6 g. Questa quantità deve essere reintegrata con la dieta per permettere il corretto funzionamento di processi fisiologici dell’organismo. Il sodio contenuto naturalmente negli alimenti è sufficiente a coprirne il fabbisogno e a garantire le perdite giornaliere quindi, se si segue un’alimentazione bilanciata, non è necessario aggiungere sale nei cibi.  Solo in condizioni di sudorazione estrema e prolungata i fabbisogni di sodio possono aumentare.

Il sodio negli alimenti

Il sodio è presente allo stato naturale in molti alimenti quali frutta, verdura, carne, pesce ma anche nell’acqua. Tra i prodotti trasformati, la principale fonte di sale è rappresentata dal pane e dai prodotti da forno (biscotti, crackers, grissini, ma anche merendine e brioches da prima colazione). Questi alimenti comunemente non sono considerati tra i possibili apportatori di sale ma, di fatto, lo sono più di quanto si possa pensare. I derivati dei cereali rappresentano una fonte importante di sale perché sono consumati quotidianamente e in quantità più elevata rispetto ad altri alimenti, quali per esempio insaccati e formaggi, che in assoluto contengono maggiori quantità di sale ma sono consumati in quantità minore.

Anche alcuni condimenti utilizzati in sostituzione o in aggiunta al sale sono ricchi di sodio. È il caso, per esempio, del dado da cucina, del ketchup e della salsa di soia. È quindi auspicabile moderare l’uso di questi condimenti.

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Sale nell’alimentazione quotidiana: quale tipo scegliere?

È utile sapere quali sono le differenze tra i diversi tipi di sale che possiamo usare in cucina:

  • Il Sale Raffinato(fino o grosso) contiene solamente cloruro di sodio e deriva dalla raffinazione del sale marino oppure del salgemma.
  • Il Sale Iodatoè sale raffinato a cui viene aggiunto iodio. Non è un prodotto dietetico destinato a particolari categorie di individui, ma un alimento consigliabile per tutte le fasce della popolazione, al fine di prevenire o correggere la carenza di iodio diffusa in Italia. Ciò nonostante, il sale iodato va utilizzato con la stessa moderazione raccomandata per il sale non iodato.
  • Il Sale Dieteticocontiene meno sodio, in quanto parte del cloruro di sodio è sostituito da cloruro di potassio. Può talvolta essere consigliato dal medico ai soggetti ipertesi che hanno difficoltà a limitare i propri consumi di sale comune.
  • Il Sale Integralenon raffinato, contiene naturalmenteiodio e altri minerali, tra cui rame, bromo e zincoma anche più sodio. Questo significa che va usato con maggiore parsimonia rispetto al sale raffinato.

Meno sale nell’alimentazione e più salute

Le stime sul consumo degli alimenti negli adulti italiani suggeriscono che il consumo giornaliero medio di sale è di 10 g pro capite, cioè 4 grammi di sodio al giorno a persona, quasi 10 volte in più della quantità fisiologicamente necessaria.

Di conseguenza, ridurre gli apporti di sale può essere un’importante misura sia preventiva che terapeutica.

Studi recenti hanno confermato che basterebbe ridurre la quantità di sale al di sotto di 6 g al giorno, per raggiungere un buon compromesso tra il soddisfacimento del gusto e la prevenzione dei rischi legati al sodio. Ridurre la quantità di sale che si consuma giornalmente non è difficile se la riduzione avviene gradualmente. Infatti, il nostro palato è molto versatile, ed è quindi possibile rieducarlo a cibi meno salati in poche settimane. L’utilizzo di spezie e/o di erbe aromatiche può venire in aiuto in questo caso, conferendo ai cibi un sapore piacevole anche in assenza del sale.

Rieduchiamo il nostro palato ad un’alimentazione con poco sale; iniziamo a mangiare in modo sano grazie al percorso con il nutrizionista.

Fino al 29 febbraio prenota la tua visita con lo sconto del 20%, invia una mail a info@polimedicaonline.it o chiama il numero 049 9387040.

 


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Nella vita di ogni donna, intorno ai 45-50 anni, comincia un periodo complesso di cambiamenti fisiologici e di disturbi coincidenti con l’inizio della menopausa. Ne parliamo con il Dott. Omar Anis, Medico Chirurgo Specialista in Ginecologia e Ostetricia, per scoprire come viverlo più serenamente possibile.

Menopausa: un passaggio graduale

La menopausa è un periodo fisiologico della donna che coincide con il termine della sua fertilità. Generalmente accade tra i 45 e i 55 anni, ma non sono rari casi di menopausa precoce o tardiva. Si tratta, comunque, di un passaggio graduale: dall’inizio delle prime fluttuazione ormonali alla definitiva scomparsa del ciclo mestruale possono intercorrere diversi anni. Questo periodo “intermedio” prende il nome di climaterio ed è la fase più sintomatica e in cui la donna avverte i principali disturbi della menopausa.

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I disturbi fisici della menopausa

Questo cambiamento fisiologico comporta spesso fastidi di diversa natura. A livello fisico, il corpo della donna può essere soggetto a:

  • Ipersudorazione
  • Vampate di calore
  • Palpitazioni
  • Arrossamenti, soprattutto del viso
  • Affaticamento muscolare
  • Dolori muscolari
  • Disturbi dell’apparato urinario
  • Secchezza vaginale

Anche dal punto di vista estetico si possono osservare dei cambiamenti dovuti al nuovo profilo ormonale, soprattutto su pelle e capelli. La diminuzione degli estrogeni, infatti, determina un calo nella produzione del collagene che quindi causa secchezza e diminuzione dell’elasticità della pelle. I capelli, invece, possono diventare più sottili e meno voluminosi anche a causa dello stress e dell’ansia che talvolta accompagnano questo periodo.

I disturbi di natura psicoaffettiva della menopausa

Non sono rari anche cambiamenti della sfera psichica, sociale ed affettiva causati dalla carenza ormonale di estrogeni nel sangue in seguito alla cessazione dell’attività delle ovaie. Tra i disturbi più comuni si trovano: irritabilità, umore instabile, affaticamento, ansia, demotivazione, disturbi della concentrazione e della memoria, diminuzione del desiderio sessuale, insonnia.

Il rischio di depressione è uno dei problemi principali che le donne in menopausa devono affrontare poiché non solo si trovano in un periodo della vita in cui c’è un forte cambiamento fisico-biologico (l’abbassamento del livello degli estrogeni), ma cambiamenti importanti sono legati anche all’avanzare dell’età che comporta nuovi problemi di salute, talvolta la cura di genitori anziani, problemi con i figli e la tristezza per il cosiddetto “nido vuoto”, difficoltà nella coppia e nella sfera sessuale.

I disturbi della menopausa legati alla sessualità

La menopausa ha effetti sulla sessualità, ragione per cui questa fase della vita è spesso vissuta come un momento di deprivazione e considerata, soprattutto nella moderna società occidentale, sinonimo di invecchiamento. Al calo di estrogeni e di progesterone, infatti, si accompagna anche un calo del desiderio sessuale. Parallelamente la scomparsa degli estrogeni induce atrofia vaginale, che si manifesta con una progressiva modificazione delle pareti della vagina che divengono più strette, con una diminuzione dell’elasticità dei tessuti e con la riduzione della lubrificazione.

In conseguenza di questi fenomeni, molte donne in menopausa provano dolore durante il rapporto sessuale. Il calo della libido ha inizio anche prima della menopausa, e si deve alla progressiva diminuzione della produzione di ormoni maschili, come il testosterone e, di conseguenza, anche della dopamina, neurotrasmettitore importante per l’attività sessuale.

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Come affrontare serenamente l’arrivo della menopausa

Tutto questo corteo di alterazioni, più o meno appariscenti, obbliga la donna a rendersi conto che qualcosa nel suo corpo sta cambiando. Diverse sono le strategie a disposizione per affrontare eventuali problemi, sintomi e disturbi che possono insorgere.

Non bisogna quindi temere l’arrivo della menopausa, ma saperla riconoscere e affrontare con serenità assieme all’aiuto del ginecologo di fiducia che possa identificare una terapia appropriata e personalizzata in base alle esigenze della donna.

Si raccomanda quindi, ai primi segnali (irregolarità del ciclo mestruale, vampate di calore, ipersudorazioni…) di rivolgersi ad uno specialista per un controllo, in modo da mettere in atto una prevenzione efficace basata sulla dieta, sullo stile di vita ed eventualmente su farmaci specifici o una terapia ormonale sostitutiva.

 


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19/11/2019 ginecologianews

La parola dell’esperto Dott. Omar Anis – Specialista in Ginecologia e Ostetricia

Cosa si intende per infertilità di coppia?

Per infertilità si intende l’assenza di gravidanza dopo il dodicesimo mese di rapporti sessuali completi, regolari e non protetti. È stimato che in Italia circa il 30% delle coppie soffra di problemi di infertilità.

Quali possono essere le cause principali dell’infertilità di coppia?

Negli ultimi anni, soprattutto nel mondo Occidentale, le cause dell’infertilità non possono più essere ricondotte solo a problemi di sterilità, ma derivano anche da altri fattori, quali:

  • lo stile di vita,
  • lo stress,
  • gli inquinanti ambientali,
  • le malattie sessualmente trasmissibili,
  • lavori sedentari,
  • l’età.

Prendiamo come esempio l’età: la donna raggiunge il periodo di massima fertilità entro i 25 anni, poi, gradualmente, questa inizia a declinare, fino a calare significativamente dopo i 35. Per dare un’idea delle percentuali di successo di gravidanze per ogni ovulazione: fino a 30 anni la percentuale si aggira attorno al 25-30%, per poi scendere al 10% verso i 40 anni e dimezzarsi verso i 43. Nell’uomo, invece, l’aumentare dell’età diminuisce la quantità e la qualità degli spermatozoi.

Ovulazione e giorni fertili

È stato dimostrato che non tutte le donne sanno individuare i giorni fertili. Questa può essere una delle prime cause di mancata gravidanza. In un ciclo mestruale, l’ovulazione avviene a metà, mediamente dai 16 ai 12 giorni prima dell’inizio del flusso successivo. L’ovulazione è il momento in cui le ovaie rilasciano l’ovulo che passa attraverso le tube di Falloppio, qui rimane in attesa di essere fecondato dalle 24 alle 48 ore. Prima di considerare l’infertilità di coppia, è bene imparare a riconoscere questi momenti di massima fertilità e concentrare i rapporti in quei giorni.

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Come comportarsi in caso di assenza di gravidanza

È importante, quando la gravidanza non si presenta dopo 12 mesi di rapporti liberi e vi è il dubbio che nella coppia possa esserci un problema di infertilità, contattare uno specialista che possa prescrivere esami specifici in grado di identificare i fattori ostativi della gravidanza e, in seguito, il migliore percorso per affrontarli.

Infertilità di coppia: gli esami per lei e per lui

Molto importante è cominciare con un’anamnesi accurata, che delinei perfettamente la storia familiare. Successivamente verranno effettuati:

  • l’ecografia pelvica per controllare la morfologia degli organi genitali interni e la presenza di eventuali patologie in atto;
  • il tampone vaginale per escludere infezioni batteriche;
  • gli esami del sangue per verificare i livelli ormonali;
  • l’isteroscopia per constatare la presenza di fibromi, polipi o altre patologie che interessano la cavità uterina;
  • l’isterosalpingografia per vedere i genitali interni, compresa la morfologia e la pervietà delle tube di Falloppio e escludere eventuali malformazioni dell’utero.

Gli esami più comuni per l’uomo, sono invece:

  • lo spermiogramma, che deve essere eseguito da un esperto di medicina della riproduzione e non da un laboratorio di analisi generico, valuta: la quantità dell’eiaculato, il numero di spermatozoi totali e la percentuale di quelli malformati e la loro motilità;
  • la spermiocoltura verifica la presenza di eventuali infezioni batteriche nel liquido seminale;
  • l’eco doppler per escludere la presenza di varicocele a livello scrotale;
  • i dosaggi ormonali.

Come comportarsi in caso di infertilità di coppia

Fondamentale è, dopo aver ricevuto gli esiti degli esami di entrambi i partner, individuare con lo specialista il percorso diagnostico e terapeutico adeguato. Un percorso progressivo che possa intervenire utilizzando le tecniche più appropriate agli specifici casi per poter permettere alla coppia di ottenere il sogno che sta faticando a realizzare.

infertilità di coppia

 




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Direttore Sanitario Dott.: G.Mungo




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