Sale nell’alimentazione: ridurne la quantità per sentirsi meglio

16/12/2019
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Quali sono i rischi di un uso eccessivo di sale nell’alimentazione quotidiana? Quali differenze ci sono tra i diversi tipi di sale? Perché ridurne la quantità ci fa sentire meglio?

Ce ne parla il Nutrizionista Biologo dott. Alessandro Bertoldo.

Troppo sale nell’alimentazione: quali i rischi?

Come abbiamo visto in occasione dell’Open Day del 23 novembre, un consumo eccessivo di sale può favorire, nelle persone predisposte, l’instaurarsi dell’ipertensione arteriosa; l’insorgenza di malattie del cuore, dei vasi sanguigni o dei reni.

Questi problemi possono essere causati sia dall’aumento della pressione arteriosa che indipendentemente da questo fenomeno. Un elevato consumo di sodio, inoltre, è stato associato a una maggiore incidenza di tumori dello stomaco e a maggiori perdite urinarie di calcio e quindi a un maggiore rischio di osteoporosi.

Sale nell'alimentazione-ridurlo per sentirsi bene

Il sale da cucina e il sodio

Il sale da cucina è costituito per circa il 40% del suo peso da sodio, principale responsabile del caratteristico sapore salato. In condizioni normali il nostro organismo elimina giornalmente una quantità di sodio compresa tra 0,1 e 0,6 g. Questa quantità deve essere reintegrata con la dieta per permettere il corretto funzionamento di processi fisiologici dell’organismo. Il sodio contenuto naturalmente negli alimenti è sufficiente a coprirne il fabbisogno e a garantire le perdite giornaliere quindi, se si segue un’alimentazione bilanciata, non è necessario aggiungere sale nei cibi.  Solo in condizioni di sudorazione estrema e prolungata i fabbisogni di sodio possono aumentare.

Il sodio negli alimenti

Il sodio è presente allo stato naturale in molti alimenti quali frutta, verdura, carne, pesce ma anche nell’acqua. Tra i prodotti trasformati, la principale fonte di sale è rappresentata dal pane e dai prodotti da forno (biscotti, crackers, grissini, ma anche merendine e brioches da prima colazione). Questi alimenti comunemente non sono considerati tra i possibili apportatori di sale ma, di fatto, lo sono più di quanto si possa pensare. I derivati dei cereali rappresentano una fonte importante di sale perché sono consumati quotidianamente e in quantità più elevata rispetto ad altri alimenti, quali per esempio insaccati e formaggi, che in assoluto contengono maggiori quantità di sale ma sono consumati in quantità minore.

Anche alcuni condimenti utilizzati in sostituzione o in aggiunta al sale sono ricchi di sodio. È il caso, per esempio, del dado da cucina, del ketchup e della salsa di soia. È quindi auspicabile moderare l’uso di questi condimenti.

Sale nell'alimentazione-ridurlo per sentirsi meglio

Sale nell’alimentazione quotidiana: quale tipo scegliere?

È utile sapere quali sono le differenze tra i diversi tipi di sale che possiamo usare in cucina:

  • Il Sale Raffinato(fino o grosso) contiene solamente cloruro di sodio e deriva dalla raffinazione del sale marino oppure del salgemma.
  • Il Sale Iodatoè sale raffinato a cui viene aggiunto iodio. Non è un prodotto dietetico destinato a particolari categorie di individui, ma un alimento consigliabile per tutte le fasce della popolazione, al fine di prevenire o correggere la carenza di iodio diffusa in Italia. Ciò nonostante, il sale iodato va utilizzato con la stessa moderazione raccomandata per il sale non iodato.
  • Il Sale Dieteticocontiene meno sodio, in quanto parte del cloruro di sodio è sostituito da cloruro di potassio. Può talvolta essere consigliato dal medico ai soggetti ipertesi che hanno difficoltà a limitare i propri consumi di sale comune.
  • Il Sale Integralenon raffinato, contiene naturalmenteiodio e altri minerali, tra cui rame, bromo e zincoma anche più sodio. Questo significa che va usato con maggiore parsimonia rispetto al sale raffinato.

Meno sale nell’alimentazione e più salute

Le stime sul consumo degli alimenti negli adulti italiani suggeriscono che il consumo giornaliero medio di sale è di 10 g pro capite, cioè 4 grammi di sodio al giorno a persona, quasi 10 volte in più della quantità fisiologicamente necessaria.

Di conseguenza, ridurre gli apporti di sale può essere un’importante misura sia preventiva che terapeutica.

Studi recenti hanno confermato che basterebbe ridurre la quantità di sale al di sotto di 6 g al giorno, per raggiungere un buon compromesso tra il soddisfacimento del gusto e la prevenzione dei rischi legati al sodio. Ridurre la quantità di sale che si consuma giornalmente non è difficile se la riduzione avviene gradualmente. Infatti, il nostro palato è molto versatile, ed è quindi possibile rieducarlo a cibi meno salati in poche settimane. L’utilizzo di spezie e/o di erbe aromatiche può venire in aiuto in questo caso, conferendo ai cibi un sapore piacevole anche in assenza del sale.

Rieduchiamo il nostro palato ad un’alimentazione con poco sale; iniziamo a mangiare in modo sano grazie al percorso con il nutrizionista.

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